Terziario di Mercato e carenza di manodopera: 480mila i lavoratori introvabili, nel 40% dei casi per …

Guarini: «La Fisascat Cisl rilancia la sfida di realizzare un Osservatorio e un focus permanente sul mercato del lavoro stagionale. Rinnovare i contratti e garantire il più possibile capacità reddituale alle professionalità che vi operano, anche per accrescere l’attrattività occupazionale in questo importante segmento dell’economia italiana»

Roma, 9 giugno 2023 – I settori del commercio, turismo e servizi traino dell’occupazione dopo la pandemia, comparti determinanti per l’economia italiana che contribuiscono significativamente alla realizzazione di uno sviluppo sostenibile e inclusivo, a vantaggio di una società più coesa e delle generazioni presenti e future. Settori che però scontano l’annosa questione della carenza di manodopera, con circa 480 mila lavoratori introvabili, nel 40% dei casi soprattutto per la mancanza di competenze nell’era delle grandi transizioni green e digitale, poi per l’assenza di candidati. Sono le stime Confcommercio, diffuse in occasione dell’Assemblea annuale dell’associazione imprenditoriale.

Un fenomeno strutturale anche in Europa, dove il tasso di posti di lavoro vacanti ha raggiunto un livello record, causando problemi di produzione per un quarto delle aziende dell’Unione, come rilevato dalla ricerca della Etuc-Ces, la Confederazione Europea dei Sindacati che pure imputa la carenza di manodopera alla bassa retribuzione. Secondo l’indagine, effettuata in 22 Paesi dell’Unione Europea, le imprese che hanno maggiori difficoltà ad assumere lavoratori hanno pagato in media il 9% in meno rispetto a quelle meno colpite dalla carenza di manodopera, spesso al di sotto della soglia del 60% del compenso mediano che l’Unione Europea vorrebbe fissare come parametro per il salario minimo. Non solo. Le imprese che hanno più difficoltà a reperire manodopera tendono ad assumere lavoratori più vulnerabili: giovani, donne, immigrati, meno istruiti, disposti ad accettare salari inferiori con contratti temporanei, precari o a tempo parziale.



Un fenomeno, rileva la ricerca della Ces, che raggiunge l’apice nel settore del turismo, dove la retribuzione è inferiore di un ulteriore 3%. Il divario più ampio si riscontra in Italia, dove le imprese più in difficoltà nel reperire i lavoratori pagano in media fino al 23% in meno rispetto alle altre. Per il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini «se la bassa retribuzione è uno dei principali fattori che motivano le difficoltà di reclutamento di personale bisognerebbe anche verificare le reali condizioni di lavoro proposte nei settori tradizionalmente caratterizzati dalla stagionalità, come il turismo e la ristorazione, dove da diversi anni si assiste alla carenza strutturale di manodopera specializzata».

«La Fisascat Cisl – ha sottolineato Guarini – rilancia la sfida di realizzare un osservatorio e un focus permanente sul mercato del lavoro stagionale». «Se realmente vogliamo professionalizzare l’apporto del lavoro stagionale nel terziario di mercato – ha chiosato – è necessario approntare strumenti che il pubblico e privato possano mettere assieme per garantire il più possibile capacità reddituale alle professionalità che vi operano, anche per accrescere l’attrattività occupazionale in questo importante segmento dell’economia italiana».

Per il sindacalista «la strada maestra per aumentare i salari è e resta comunque la contrattazione collettiva». Da qui l’esortazione rivolta alle Parti Sociali a «proseguire responsabilmente il percorso dei rinnovi contrattuali, concertare un meccanismo disincentivante che sia in ogni caso utile a recuperare la perdita di potere di acquisto dei salari ed introdurre il diritto individuale alla formazione continua per accrescere le competenze delle lavoratrici e dei lavoratori, vero argine alla precarietà lavorativa».

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