Impianti e attività sportive, le perplessità di sindacati e imprese sull’ultimo Dpcm

Roma, 29 ottobre 2020 – Impianti e attività sportive, le parti sociali firmatarie della contrattazione nazionale di settore, la Confederazione dello Sport e i sindacati di categoria Slc Cgil, Fisascat Cisl e Uilcom hanno espresso forti perplessità sul testo dell’ultimo Dpcm in vigore dal 26 ottobre. In una nota congiunta trasmessa al ministro dello Sport e delle Politiche Giovanili Vincenzo Spadafora hanno stigmatizzato la “sospensione delle attività di palestre e piscine che, unita alle restrizioni che coinvolgono l’intero mondo dell’attività sportiva, provocherà impatti devastanti su un settore già fortemente piegato dal lockdown, con conseguente emorragia di posti di lavoro e distruzione di un’importante fetta del tessuto socio economico di tutte le regioni”.

Le parti sociali in particolare contestano “l’equiparazione tra attività sportiva e aggravamento del quadro epidemiologico” e sottolineano che “i centri sportivi hanno applicato con rigore e precisione i protocolli di sicurezza” e che “gli sportivi e gli operatori dello sport di base non solo diffondono valori positivi sul rispetto delle regole e di tutela della salute e della conduzione di stili di vita sani ma sono anche elementi utili a contrastare la pandemia”.

Le Parti Sociali esortano il ministro dello Sport piuttosto a “considerare la possibilità di utilizzare i tecnici sportivi per diffondere istruzioni e messaggi sulle corrette condotte da seguire nelle entità sportive presenti sul territorio che possono, anche con le limitazioni imposte da misure di contenimento, giocare una carta fondamentale nella gestione dello stato di crisi, fino a sostenere il morale della popolazione”.

La Confederazione dello Sport e i Sindacati auspicano infine “un ripensamento generale dello sport, dell’attività delle imprese e delle realtà dilettantistiche, delle tutele e dei diritti dei lavoratori del settore” e “un deciso e immediato mutamento di rotta che possa consentire, finalmente, di prendere atto del fatto che la risposta alla pandemia non può essere semplicemente di chiusura della vita delle persone, ma di individuazione di nuove misure di convivenza con il virus nell’attesa che il quadro epidemiologico muti”.

Related Posts