Guarini: «Necessarie azioni adeguate per recuperare il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori. La via maestra rimane la contrattazione»
Roma, 11 maggio 2022 – Volano i prezzi dei beni alimentari. È quanto si evince da un’indagine condotta da Unioncamere con la collaborazione di BMTI e Ref ricerche, che sui prezzi pagati all’industria alimentare dalle Centrali di Acquisto della GDO ha registrato un aumento del +2,1% nel mese di marzo. Il rapporto prende in considerazione la media dei 46 prodotti alimentari maggiormente consumati e riporta un’intensificazione del +10,9% rispetto a marzo 2021.
Secondo il report, l’inflazione è destinata a salire nel bimestre aprile-maggio, con aumenti attesi del +3,5% rispetto al bimestre precedente, mentre su base annua è prevista un’intensificazione fino al +12,7%.
Tra i prodotti che hanno registrato le variazioni più significative rispetto al mese precedente spiccano il pollo (+4,3%), a causa di un’offerta ridimensionata dall’influenza aviaria e dall’aumento dei costi dei mangimi, e il burro (+3,8%), segnato dalla riduzione delle disponibilità a livello continentale. Diffusi ed elevati aumenti anche nei prodotti cerealicoli e derivati (pasta di semola +3,7%, riso +3,7%, biscotti +3,6%, pane +3,4%), per effetto dei rincari delle materie prime e dell’energia già in atto nel 2021.
Uno scenario delicato, le cui prospettive sono rese ancor più minacciose dal conflitto in Ucraina, come sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete: «In uno scenario che già presentava tensioni a causa di molteplici fattori (energetici, climatici e sanitari), lo scoppio della guerra ha ulteriormente spinto al rialzo i prezzi dei prodotti alimentari». «Si tratta – ha aggiunto Prete – di una corsa che non accenna a rallentare, a svantaggio dei costi pagati dalle imprese e dei bilanci delle famiglie».
«La crisi economica a cui stiamo assistendo impatta maggiormente i redditi più bassi e le fasce più fragili – penso ai giovani, alle donne, ai pensionati – che stanno pagando un’inflazione molto più alta rispetto alla media» ha commentato il segretario generale della Fisascat Cisl, Davide Guarini.
«È necessario approntare azioni adeguate per recuperare il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori. La via maestra, in questo senso, rimane per noi la contrattazione, attraverso rinnovi che tengano conto degli aspetti inflattivi. Auspichiamo però anche un intervento legislativo in grado di valorizzare i risultati raggiunti in sede contrattuale, con particolare riferimento alla concretizzazione della già annunciata riforma fiscale» ha concluso il sindacalista.