EX AUCHAN MODUGNO: UN GRIDO DISPERATO DA PARTE DEI 35 DIPENDENTI ESCLUSI DALLA RICOLLOCAZIONE, PER I QUALI LA FISASCAT CHIEDE DI PORRE RIMEDIO. E’ UNA INGIUSTIZIA!
Una situazione difficile e drammatica quella relativa alla non ancora aperta procedura di mobilità per i 26 lavoratori del punto vendita ex Auchan di Modugno che dovrebbero uscire dal mondo del lavoro tramite incentivo all’esodo, anche se gli esuberi complessivi al momento restano 35.
Il punto vendita ex Auchan di Modugno ha cambiato pelle, essendo stati ceduti alla Maiora s.r.l. ben 8.827 mq. di cui 2.900 per l’area vendita, 4.700 di pertinenze, e 1.038 per zona uffici perfettamente agibili.
“Formalmente- spiega Miriam Ruta Segretaria Generale Fisascat Cisl Bari – il perfezionamento della cessione del ramo d’azienda dovrebbe avvenire domani 8 settembre 2020 ma, in sfregio alla legge – art. 2112 c.c. , la quale prevede che tutti i lavoratori sul p.d.v. debbono essere a loro volta assunti dalla Maiora s.r.l., è stato già comunicato di volere acquisire le attività food, escludendo tutto ciò che non è reparti freschi assistiti in quanto Maiora concentra la sua attività sulla macelleria salumeria, BLS ,pescheria, gastronomia, ortofrutta, grocery. “
Ma a questo punto che fine faranno tutti i lavoratori che pure essendo stati fungibili, avendo lo stesso livello contrattuale dei lavoratori cd. “food”, non sarebbero riassorbiti (?): si parla dei reparti tessile casa, comunicazione bazar, ufficio personale sicurezza, decorazione, carburante, decorazione ricevimento.
La platea dei lavoratori che prestavano attività su Modugno era di 137 persone pari a 96,34 fte. (fatte salve 26 unità ad oggi non ancora esodate) per cui sono in discussione ben 111 persone. Quando Maiora s.r.l. ha dichiarato di voler inizialmente acquisire 49.50 fte organico stimato su un fatturato previsto di ca. 12 milioni di euro sui prossimi 12 mesi, afferma di volere contare su ca 76 ruoli professionali massimo, e gli altri? Quali sono i criteri in virtù dei quali la società Mariora s.r.l. e la Margherita Distribuzione S.p.A. hanno ritenuto di cassare tutte le altre unità lavorative, le quali hanno famiglie e che, come detto, sono stati fungibili nel tempo? Ovviamente silenzio tombale delle parti, le quali hanno letteralmente… dato i numeri.
Se è pure vero che la Maiora s.r.l. ha centralizzato in Corato da tempo le attività amministrative, per cui gli uffici resteranno verosimilmente scarsamente utilizzati, che fine faranno i 4.700 metri quadri che costituiscono le aree pertinenziali, delle quali la società non ha voluto svelare la destinazione d’uso?
Ovviamente se tali aree venissero messe a frutto dalla società Maiora s.r.l. potrebbero assorbirsi le 35 unità residue le quali, allo stato degli atti sarebbero confinate alle dipendenze di Margherita Distribuzione, salvo che la Magistratura non disporrà diversamente in eventuali contenziosi. Se si desse credito alla Margherita Distribuzione, la quale afferma che ad oggi resterebbero nella loro disponibilità ulteriori 6.500 mq. di immobile e relative licenze per le quali sta trattando con operatori terzi, allora e forse vi potrebbe essere una ricollocazione per i 35 lavoratori esclusi. Sta di fatto che le 35 unità “addetti” al no food che allo stato resterebbero esclusi dalla cessione del ramo d’azienda, rimarrebbero “in pancia” della Margherita Distribuzione, con collocazione in cassa integrazione a zero ore causale Covid -19 fino a dicembre 2020, profittando degli ultimi decreti governativi (il cd. “Decreto Agosto” del 07.08.2020), in attesa comunque degli ulteriori sviluppi rispetto al sistema delle ricollocazioni.
La FISASCAT CISL Bari contesta da tempo a Margherita Distribuzione l’intero impianto della cessione del ramo di azienda non essendo affatto trasparenti tutti i passaggi, soprattutto i criteri di scelta, nonchè cosa realmente è stato ceduto, atteso che non hanno mostrato l’atto notarile che andranno a sottoscrivere, e considerato che non si vede uno spiraglio oltre il 31.12.2020 da parte degli “esclusi”: non possono costoro vivere solo ed esclusivamente di ammortizzatori sociali, come in passato, e da ultimo la cassa integrazione causale Covid -19, il quale non è lo strumento idoneo a sostegno di un percorso volto alla ricollocazione dell’occupazione, bensì esso è solo un tubicino dal quale passa poca “aria” per i reali bisogni di vita dei lavoratori, e considerato che la Maiora s.r.l. è, a tutti gli effetti, una azienda leader nell’area meridionale con la sua catena di supermercati ed ipermercati, nei quali si vende sia il food che il no food (!).
La condotta della Margherita Distribuzione vìola gli stessi Accordi sottoscritti, a partire dall’Accordo Nazionale, che le intese nazionali, con particolare riguardo agli interventi di ricollocazione e riqualificazione del personale così chiaramente espresso al punto 4.11 del Verbale di Accordo del 23.03.2020, e successive integrazioni, per non tacere della parte relativa alla Sezione 4. “Interventi di ricollocazione/riqualificazione professionale”.
Per questo motivo, in favore dei lavoratori tutti, ed in questo caso particolare, dei lavoratori di Modugno si cercherà in ogni modo di porre rimedio a questa ingiustizia, ritenendo che all’interno del 2112 c.c., ricadano tutti i lavoratori, ovvero si cerchino i criteri di scelta, per la migliore tutela dei lavoratori, ed evitare di lasciare per strada le 35 famiglie che potrebbero agevolmente essere collocate nel nascente ipermercato della Maiora s.r.l.