Contratti, Istat: a fine 2020 10milioni di lavoratori in attesa di rinnovo. 5milioni gli addetti del …

Roma, 5 febbraio 2021 – Alla fine di dicembre 2020 i contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica (24 contratti) riguardano il 19,1% dei dipendenti, circa 2,4 milioni, con un monte retributivo pari al 19,8% del totale. I contratti in attesa di rinnovo a fine dicembre 2020 sono 49 e coinvolgono circa 10,0 milioni di dipendenti (l’80,9% del totale).

A rilevarlo l’Istat. L’istituto di statistica registra anche un aumento tendenziale dell’indice mensile delle retribuzioni contrattuali dello 0,6% rispetto a dicembre 2019 per i dipendenti dell’industria, del settore credito e assicurazioni e per l’edilizia, energia e petroli mentre nessun incremento retributivo si rileva per l’agricoltura, il commercio, le farmacie private, alcuni comparti dei servizi privati, le telecomunicazioni e la pubblica amministrazione.

Dei lavoratori in attesa di rinnovo circa 7milioni sono riconducibili ai settori del commercio, turismo e servizi; per 5milioni di questi sono state avviate le trattative di rinnovo; al palo nei settori del settore delle Imprese di Pulizia, Servizi Integrati, Multiservizi e nel comparto della vigilanza privata, dove complessivamente circa 700mila addetti sono in attesa del nuovo contratto rispettivamente da quasi 8 anni e da più di 5 anni.

Ha preso intanto il via la stagione dei rinnovi dei contratti applicati agli oltre 3,5 milioni di lavoratori dipendenti nel settore del terziario, distribuzione e servizi scaduti nel 2019; il confronto, avviato finora con l’associazione imprenditoriale Confcommercio, riflette inevitabilmente le ripercussioni della crisi economica generata dalla pandemia, con pesanti effetti soprattutto nel comparto non food.

Una congiuntura complessa che richiede un approccio non ordinario ai negoziati, avviati responsabilmente dalle Parti Sociali sulla base di un documento unitario che sintetizza le priorità dei sindacati: a cominciare dai temi legati a salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, alla introduzione di nuove tutele e garanzie per la conciliazione dei tempi di vita e tempi di lavoro, al salario, al welfare, alla formazione fino alla rivisitazione delle professionalità nei sistemi di classificazione e al contrasto al divario e alla violenza di genere. La proposta di parte sindacale dedica poi un’attenzione particolare al lavoro del futuro, con la espressa richiesta di rendere più strutturato l’articolato contrattuale in tema di lavoro agile, oltre ad un focus sulle attività terziarizzate, anche alla luce delle riorganizzazioni che le imprese dei servizi e del commercio stanno realizzando su vasta scala.

I sindacati hanno chiesto alla Confcommercio di proseguire il confronto per aree tematiche, con commissioni ad hoc per approfondire i contenuti della piattaforma unitaria che auspicabilmente dovranno trovare una sintesi nel rinnovo. Il 16 febbraio prenderà il via il confronto con l’associazione imprenditoriale Confesercenti. Per la Fisascat Cisl sono centrali i temi della tenuta occupazione anche dopo il venir meno dell’obbligo del divieto di licenziamento, fissato al 31 marzo 2021, e dell’introduzione di diritti e garanzie volti a dare un sostegno alle condizioni soggettive di chi ha bisogno. Il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice in particolare sottolinea il cambio di paradigma che caratterizza il settore.

«Il comparto della distribuzione commerciale – ha dichiarato il sindacalista – sta vivendo un periodo di profonda trasformazione sia per quanto riguarda i format di vendita che per l’espansione dei canali e-commerce e quindi – ha sottolineato – è opportuno porre al centro del confronto il tema di una armonica valorizzazione dell’apporto professionale richiesta ai lavoratori nell’ambito di un servizio di vendita che muta repentinamente».

Per il sindacalista «è necessario attenzionare anche la filiera dei servizi e delle attività rese da terzi presso le strutture aziendali commerciali che devono emanciparsi dal gioco del lavoro non sempre regolare ed essere ricondotte nell’ambito applicativo di contratti sottoscritti da organizzazioni non comparativamente più rappresentative a livello nazionale».

«Abbiamo una priorità – ha aggiunto il segretario generale della categoria cislina Davide Guarini – consolidare un lavoro di qualità nell’ambito del settore distributivo e più in generale nel terziario di mercato, anche rilanciando delle soluzioni in seno al mercato del lavoro settoriale, che da sempre hanno visto in tali settori dei laboratori nei quali si sono sperimentate formule innovative estese successivamente al mondo del lavoro subordinato».

«Il nostro obiettivo – ha evidenziato il sindacalista – resta quello di rinnovare i contratti, ampliare ed estendere tutele, diritti e garanzie, preservare i livelli occupazionali e il potere di acquisto delle retribuzioni». Il sindacalista non ha dubbi.

«I contratti nazionali – ha dichiarato – in uno scenario contraddistinto dal perdurare della crisi economica e dall’incertezza sulle prospettive future, se ulteriormente qualificati e arricchiti da istituti al passo con i tempi, possono rappresentare dei veri e propri patti per l’innovazione, la produttività e l’occupazione, contribuendo al consolidamento delle imprese nella fase post pandemica, al mantenimento dei posti di lavoro e alla crescita occupazionale».

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