Guarini: «Nel macro settore del Terziario di mercato necessario approntare un sistema di ammortizzatori sociali che superino le barriere dimensionali occupazionali o le differenze settoriali tra imprese»
Roma, 17 luglio 2020 – Verso la riforma del sistema di ammortizzatori sociali italiano. Il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha annunciato che il Governo e la Commissione tecnica istituita ad hoc stanno esaminando le ipotesi di riforma del sistema tendente all’universalismo e alle politiche attive, basato su un ”meccanismo assicurativo”, che funzionerebbe a contribuzione a copertura del lavoro subordinato, e su un welfare meno ”passivo” e assistenziale e più collegato alle politiche attive, di formazione e ricollocazione.
Gli ammortizzatori sociali, ha sottolineato la Catalfo, dovranno svolgere una duplice funzione: garantire una rete di protezione ai lavoratori di quelle imprese che intendono sospendere una parte della produzione per ristrutturazioni aziendali o riconversioni produttive o tecnologiche e fornire strumenti di accompagnamento e sostegno finalizzati alle transizioni occupazionali, dunque in un’ottica di tutela nel mercato del lavoro.
Dai sindacati confederali Cgil Cisl Uil, convocati per il 23 luglio, nessun pregiudizio di sorta sulle misure annunciate che recepirebbero alcune delle rivendicazioni e delle battaglie portate avanti negli ultimi anni dall’ultima riforma del sistema degli ammortizzatori sociali del 2015. Ma Cgil, Cisl e Uil chiedono un confronto strutturale e ribadiscono alcune priorità, tra cui la proroga degli ammortizzatori esistenti fino a fine anno, il contestuale blocco dei licenziamenti e la sospensione delle causali sui contratti a tempo.
Si vanno intanto definendo strumenti e modifiche per l’allungamento della Cigd causale Covid-19.
L’ipotesi allo studio, che dovrebbe essere contenuta nel prossimo Decreto di Agosto (che avrà un importante capitolo dedicato al lavoro) e finanziata con un nuovo scostamento di bilancio, prevede la proroga della cassa integrazione per ulteriori 18 settimane, raddoppiando così il pacchetto già messo in campo dall’Esecutivo.
La proroga della cassa in deroga potrebbe essere generalizzata, ma se i finanziamenti non dovessero essere sufficienti a coprire tutta la platea, si potrebbe optare per un riconoscimento delle settimane in più per i settori maggiormente colpiti dalla crisi pandemica e che fanno fatica a ripartire. Il blocco dei licenziamenti, in scadenza il 17 agosto, sarebbe strettamente connesso alla proroga della Cig.
Mentre sui contratti a termine si procede verso l’eliminazione delle causali fino a tutto il 2020 per poi aprire una riflessione sui rapporti a tempo in sede di stesura della Legge di Bilancio con una seconda tappa in autunno. Il segretario generale aggiunto della Cisl Luigi Sbarra ha ribadito la necessità di adottare «un metodo di lavoro partecipato dalle Parti Sociali», l’unico che «può condurre a innovazioni capaci di rispondere alle emergenze e di sciogliere i nodi strutturali».
La Cisl chiede di «semplificare procedure e adempimenti e di includere nel sistema mutualistico e assicurativo le piccole e microaziende, e di costruire un ponte tra politiche passive e politiche attive con un forte investimento sulla formazione e sulla crescita delle competenze digitali». Per il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini «l’avvio di un proficuo confronto oltre che auspicabile è necessario.
La pandemia – ha sottolineato – ha mostrato tutti i limiti del sistema di ammortizzatori sociali italiano che necessita di una riforma sostanziale puntando a garantire la continuità del reddito per i lavoratori dipendenti da imprese in crisi o a rischio chiusura, senza disconoscere ciò che il ruolo della bilateralità settoriale contrattuale può offrire». «Nel macro settore del terziario distribuzione servizi, del turismo e dei servizi globalmente intesi – ha aggiunto il sindacalista – sarà importante approntare un sistema di ammortizzatori sociali che superino le barriere dimensionali occupazionali o le differenze settoriali tra imprese».
Il sindacalista accende poi riflettori sulla situazione del comparto turistico, tra i settori che hanno subìto pesantemente la crisi pandemica e gli effetti delle misure messe in atto dai Governi per contrastare il contagio, con il crollo di presenze e fatturati stimati per il 2020 del 70%.
«Al fine di supportare il settore del turismo e degli stabilimenti balneari, caratterizzati da un massivo ricorso a prestazioni temporanee in ragione della domanda stagionale dei servizi offerti – suggerisce il sindacalista – sarà importante prevedere uno speciale regime finalizzato ad integrare il reddito dei lavoratori durante i mesi dell’anno i quali non prestano attività e commisurato, per durata, alle settimane di contribuzione versata all’Inps».
«Questa misura – ha concluso il sindacalista – è necessaria non solo per rispondere a delle oggettive necessità dei lavoratori, ma anche per salvaguardare il patrimonio professionale di un settore e per evitare che gli operatori più professionalizzati, nel complesso dei servizi turistici, prendano la fuga all’estero per raggiungere paesi e destinazioni dove le medesime attività possano portare a ben altri regimi sia retributivi che di garanzie sociali».