Smart Working. Entro dicembre il Protocollo congiunto Governo e Parti Sociali, spazio al dialogo soc …

Sbarra: «L’accordo quadro tenga fermi alcuni riferimenti essenziali: la difesa del salario e la fruibilità del welfare contrattato e dei benefit, il diritto alla disconnessione e chiari limiti sull’orario massimo di lavoro, il vincolo che chiama le aziende a fornire tutti i dispositivi necessari, il riconoscimento dei diritti sindacali e di quelli connessi alla privacy e alla salute e sicurezza»

Una posizione fortemente sostenuta dalla Fisascat Cisl, impegnata nelle trattative di rinnovo dei Contratti nazionali nei diversi settori del Terziario di Mercato. Nelle piattaforme e nei documenti sindacali unitari presentati per l’avvio dei negoziati il richiamo alla necessità di definire una specifica normativa in tema di lavoro agile con la espressa richiesta di rendere più strutturato l’articolato contrattuale di riferimento.

Roma, 5 novembre 2021 – Attraverso il dialogo sociale arrivare a definire un Protocollo congiunto tra Governo e Parti sociali in materia di Smart Working, in vista della scadenza della normativa connessa allo Stato di Emergenza fissata al 31 dicembre 2021. E’ questo l’obiettivo espresso dal ministro del Lavoro Andrea Orlando al tavolo con le Parti Sociali convocato in videoconferenza.

Il ministro Orlando ha ricordato che il ministero ha insediato una Commissione che ha fatto una ricognizione sul tema, individuando la disponibilità al confronto e la possibilità di procedere alla definizione di una normativa di riferimento che fosse rimessa a livello negoziale e, ove necessario rafforzata, ma solo in un secondo momento, da un intervento di carattere legislativo.

Il prossimo incontro dovrebbe essere fissato entro metà novembre ed entro quella data il ministro invierà una proposta di linee guida alle Parti Sociali. Questa cornice sul lavoro agile, “senza schemi eccessivamente rigidi”, ha sottolineato da Orlando, “indicherà i contenuti minimi da inserire nei futuri accordi tra datore di lavoro e lavoratore”.

Secondo il ministro “vi è l’esigenza di superare le diverse criticità emerse durante l’emergenza pandemica su cui è importante che le parti sociali trovino un accordo”.

Le questioni sono la valorizzazione della contrattazione collettiva come fonte privilegiata del lavoro agile, fermo restando il vincolo normativo dell’accordo individuale; la previsione che l’accordo individuale, laddove la contrattazione collettiva possa essere carente, debba stabilire alcuni contenuti regolativi minimi della modalità di lavoro agile: quindi, l’orario di lavoro, il diritto alla disconnessione, il luogo di lavoro, il principio di parità di trattamento economico e normativo tra lavoratori in presenza e da remoto, la sicurezza del lavoro e la protezione dei dati.

Altro punto è quello di garantire un’alternanza tra prestazione eseguita in locali aziendali e quella svolta in modalità agile; quindi la previsione della definizione di una fascia oraria di contattabilità, la predeterminazione del luogo di lavoro delegando alla contrattazione collettiva la possibilità di individuare luoghi in cui è possibile svolgere la prestazione da remoto (come spazi coworking), la disciplina degli adempimenti normativi relativi alla dotazione della strumentazione informatica, il rafforzamento della disciplina della sicurezza del lavoratore potenziando la formazione; le opportunità per i lavoratori fragili; l’utilizzo al fine della conciliazione dei tempi vita-lavoro senza penalizzare le donne.

«La via – ha ribadito il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra – è quella di un accordo triangolare tra Governo, sindacato e impresa per restituire il lavoro agile alla contrattazione e coglierne così tutte le potenzialità in termini di flessibilità, inclusività, sostenibilità e produttività”.

La Cisl punta dunque a un accordo quadro che tenga fermi alcuni riferimenti essenziali, ha sottolineato Sbarra: «la difesa del salario e la fruibilità del welfare contrattato e dei benefit, il diritto alla disconnessione e chiari limiti sull’orario massimo di lavoro, il vincolo che chiama le aziende a fornire tutti i dispositivi necessari, il riconoscimento dei diritti sindacali e di quelli alla privacy».

Il sindacalista chiede poi di «estendere al lavoro agile la disciplina su salute e sicurezza» e di «affermare senza ambiguità il principio di adesione volontaria da parte di lavoratrici e lavoratori». «Vanno invece affrontate criticità, che non dipendono da carenze legislative – ha ricordato Sbarra – quanto invece dall’irrigidimento dovuto all’ingerenza normativa nella fase emergenziale. Bisogna ridare protagonismo alla contrattazione, specialmente decentrata, da declinare poi negli accordi individuali».

«Al legislatore – ha concluso Sbarra – chiediamo di stabilire insieme alle Parti sociali gli affidamenti generali e di sostenere le aziende che regolamentino lo smart working in rigorosa attuazione dell’accordo quadro».

Una posizione fortemente sostenuta dalla Fisascat Cisl, impegnata nelle trattative di rinnovo dei contratti nazionali nei diversi settori del terziario di mercato. Nelle piattaforme e nei documenti sindacali unitari presentati per l’avvio dei negoziati il richiamo alla necessità di definire una specifica normativa in tema di lavoro agile con la espressa richiesta di rendere più strutturato l’articolato contrattuale di riferimento.

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