Lavoro Domestico, i sindacati sollecitano la convocazione della Commissione Nazionale al Ministero d …

Blanca: «Promuovere con maggiore determinazione la Piattaforma Programmatica condivisa da tutti i firmatari il Ccnl per accrescere le tutele, affievolire le fragilità e fornire risposte concrete ai 2mln di assistenti del comparto e alle famiglie datrici di lavoro»

Roma, 6 dicembre 2022 – Procedere alla variazione Istat dei minimi retributivi e dei valori convenzionali di vitto ed alloggio applicati agli assistenti familiari alle dipendenze delle famiglie italiane, in linea con le previsioni dell’art. 38 del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro Domestico. E’ quanto sollecitato dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Federcolf nella missiva trasmessa al Ministero del Lavoro, con la richiesta di convocazione della Commissione Nazionale all’uopo istituita presso il dicastero. Un atto dovuto, per la Fisascat, per restituire potere di acquisto ai salari percepiti dagli assistenti familiari.

La federazione cislina, in particolare, interviene al dibattito sull’incidenza delle variazioni del costo della vita Istat sui rapporti di lavoro domestico in regime di convivenza, tema sul quale le Associazioni Datoriali hanno espresso non poche perplessità nelle ultime settimane.

Il lavoro domestico interessa 1,036 milioni di famiglie datrici di lavoro e più di 2milioni di lavoratrici e lavoratori colf e badanti, di cui poco più di 961mila regolarizzati; circa l’85% dell’occupazione è femminile; i lavoratori stranieri sono oltre il 70% e più del 44% sono cittadini Ue; oltre il 45% dell’occupazione è riconducibile al lavoro di cura e assistenza alle persone e solo il 23,4% risulterebbe prestare la propria opera in regime di convivenza.

«Così come sancito dalla convenzione Ilo C189, ratificata in Italia nel 2013, e nel rispetto della Convenzione ILO 189 e dei venti punti del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali adottato il 17 novembre 2017, gli assistenti è necessario riconoscere pari dignità agli assistenti familiari rispetto agli altri lavoratori dipendenti» ha dichiarato la segretaria nazionale Aurora Blanca sottolineando che «la regola contrattuale sull’aggiornamento delle retribuzioni alle variazioni Istat è stata applicata pedissequamente in passato, non sempre comportando una variazione dei minimi a beneficio delle lavoratrici e dei lavoratori».

La sindacalista a tal proposito rilancia le previsioni della “Piattaforma programmatica degli interventi normativi” condivisa nel 2021 dalle Parti Sociali firmatarie della contrattazione nazionale di settore – i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Federcolf, e le associazioni datoriali Fidaldo (costituita da Nuova Collaborazione, Assindatcolf, Adld e Adlc) e Domina – presentata alle istituzioni e finalizzata a regolarizzare l’occupazione in ambito domestico, dove è necessario e urgente anche affermare la dignità del lavoro.

«Abbiamo condiviso cinque azioni per restituire dignità al settore – ha chiosato la sindacalista – a cominciare dall’adozione del trattamento economico di malattia a carico dell’Inps, compatibile con quelle riservate alla generalità dei dipendenti, dall’estensione della normativa di tutela della maternità e della genitorialità, comparabili con quelli riconosciuti alla generalità delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri, fino al riconoscimento ai datori di lavoro della deducibilità dal reddito di tutte le retribuzioni corrisposte ai lavoratori domestici e dei contributi obbligatori e all’istituzione di un assegno universale per la non autosufficienza e detraibilità fiscale dei contributi versati per i lavoratori addetti all’assistenza personale di soggetti non autosufficienti, a condizione della corretta applicazione della contrattazione nazionale sottoscritta dalle associazioni comparativamente più rappresentative della categoria».

«Nel documento – ha aggiunto Blanca – abbiamo sollecitato anche il ripristino dei “Decreti Flussi” annuali, con la previsione di adeguate quote riservate al settore domestico e l’approvazione della normativa “Ero Straniero”». «Inoltre bisogna porre in evidenza che molte Regioni – ha aggiunto la sindacalista – per contrastare le difficoltà in cui versano le famiglie e andare incontro alle esigenze delle stesse, si sono attivate al fine di riconoscere un contributo alle famiglie per beneficiare dei servizi offerti in ambito domestico, un contributo purtroppo però non sempre strettamente correlato alla regolarità dei rapporti di lavoro in un settore dove la piaga del lavoro nero e sommerso è ampiamente diffusa, con il 52,3% dei rapporti di lavoro irregolari, ben il 40% del totale dei lavoratori irregolari in Italia».

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