Commercio, turismo e servizi. Il Consiglio Generale Fisascat Cisl a confronto sullo scenario contrat …


Guarini: «Le Parti Sociali affrontino con senso di responsabilità e pragmatismo la tornata dei rinnovi»

Roma, 10 dicembre 2020 – Il terziario privato e il commercio, turismo e servizi si confermano in tutta Italia tra i settori maggiormente colpiti dagli effetti della crisi sanitaria ed economica derivante dalla pandemia e dalle misure attuate dal Governo per contrastare la diffusione del contagio. Il 90% delle imprese ha registrato un consistente calo di fatturato; il 70% delle aziende ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali Covid-19 con circa 5milioni di lavoratrici e lavoratori coinvolti.

Nella fase emergenziale sono crollate le aspettative degli imprenditori, riflettendo la consapevolezza che la situazione di emergenza si protrarrà ancora nei mesi a vanire: il saldo tra aspettative di crescita e diminuzione del fatturato è pari al -65% per le imprese dei servizi e al -39% per gli esercizi commerciali.

Nei servizi la variazione media di fatturato su base annua è del 9,6%, mentre per il commercio al dettaglio il calo risulta meno pronunciato con un -7,2% La variazione negativa mostrata dal commercio al dettaglio è diversificati tra i diversi comparti: i negozi specializzati non alimentari hanno dovuto in larga parte chiudere i battenti e registrano un crollo di fatturato del -19,1%, mentre la variazione negativa è contenuta per i negozi specializzati alimentari con -2,2% mentre i negozi non specializzati, che comprendono la grande distribuzione organizzata a prevalenza alimentare, hanno visto un significativo incremento della domanda al +6,9%.

Anche nei servizi la situazione appare differenziata, sebbene in questo caso tutti i comparti mostrino una perdita di fatturato: i più penalizzati sono stati le attività di alloggio e ristorazione (-23,4%) e i servizi alla persona (-22,1%), che nel mese di marzo hanno dovuto interrompere quasi completamente le attività.

Meno grave risulta la perdita nel commercio all’ingrosso (-9,6%), che ha comunque risentito della chiusura di buona parte della rete commerciale, mentre il settore meno colpito in assoluto è quello dei servizi alle imprese (-5,3%), che, pur risentendo del calo generalizzato della domanda, nella maggior parte dei casi ha proseguito le attività in smart working. Tutto questo a fronte di una crescita esponenziale degli acquisti online; gli incrementi del comparto e-commerce sfiorano quota 80% per i settori abbigliamento e articoli per la casa mentre raggiungono il 30% nell’alimentare.

E’ in questo scenario, analizzato in occasione del Consiglio Generale Fisascat di fine anno, che si dovranno avviare le trattative di rinnovo dei contratti nazionali scaduti che interessano complessivamente 4 milioni di lavoratrici e di lavoratori. Uno scenario complesso ben descritto dal 54° Rapporto Censis che scatta una fotografia inquietante del mercato del lavoro nel settore privato, con quasi 400mila lavoratori con contratto a tempo determinato – prevalentemente del comparto turistico e alberghiero – che non hanno visto rinnovarsi il contratto nel secondo trimestre 2020 e una stima di circa 5milioni di persone che ruotano nel settore dei servizi direttamente riconducibili alle sacche di lavoro nero e sommerso e ai lavori occasionali mentre gli indicatori economici confermano il taglio congiunturale del Pil del 18% rispetto lo scorso anno.

A farne le spese i giovani e le donne, queste ultime soggette più degli uomini alla perdita del posto di lavoro, a lavorare meno ore e a guadagnare meno confermando il gap di genere che penalizza la componente femminile del lavoro.

Il segretario generale della Fisascat Davide Guarini, ha stigmatizzato «l’indebolimento del potere contrattuale che caratterizza la rappresentanza del lavoro dipendente, con oltre 935 contratti nazionali, molti dei quali in dumping, depositati al Cnel» come si evince dal rapporto Censis che pure evidenzia che oltre il 50% dei lavoratori con contratti scaduti, circa 4milioni di addetti, sono proprio riconducibili al terziario, distribuzione e servizi, al turismo e ai servizi globalmente intesi.

«Una situazione – ha sottolineato Guarini a margine dei lavori del Consiglio Generale Fisascat – che deve spingere le Parti Sociali ad affrontare con grande senso di responsabilità e pragmatismo la tornata dei rinnovi contrattuali proprio in questa fase di difficoltà congiunturale».

«I contratti nazionali, soprattutto nel comparto nel comparto dei servizi in appalto – ha sottolineato il sindacalista – non solo tutelano l’occupazione altamente frammentata, ma svolgono anche l’importante funzione di regolazione dei corrispettivi, preservando quello che comunemente viene chiamato costo del lavoro, ma che piuttosto qualifica professionalità e mansioni e la qualità delle prestazioni e dei servizi resi».

Primo banco di prova che vedrà impegnata la categoria cislina sarà l’avvio delle trattative di rinnovo dei contratti nazionali del terziario, distribuzione e servizi e della distribuzione moderna organizzata che complessivamente interessano oltre 2milioni e 400mila lavoratori. Il primo appuntamento è fissato al 27 gennaio con l’associazione imprenditoriale Confcommercio.

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