Cassa Integrazione ed emergenza sanitaria, il Commercio e il Turismo i settori con il maggior numero …

Guarini: «La crisi non è ancora passata e ha colpito in modo trasversale tutti i settori del terziario di mercato. Nei settori della distribuzione commerciale così come nei servizi più che ragionare di meri strumenti passivi occorrerebbe dare vita ad una nuova generazione del Contratto di Espansione per agevolare la fuoriuscita dei lavoratori più maturi e facilitare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro»

Roma, 23 settembre 2021 – Tra aprile 2020 e il 31 agosto 2021 sono state autorizzate dall’Inps 6,2 miliardi di ore di cassa integrazione e assegni ordinari. Lo rileva l’Inps nell’Osservatorio sulla cassa integrazione. Il numero di ore di cassa integrazione guadagni autorizzate nel periodo dal 1° aprile 2020 al 31 agosto 2021, per emergenza sanitaria, si legge, è pari a 6.293,2 milioni di cui: 2.669,5 milioni di CIG ordinaria, 2.229,2 milioni per l’assegno ordinario dei fondi di solidarietà e 1.394,6 milioni di CIG in deroga.

Nel mese di agosto 2021 sono state autorizzate 180,3 milioni di ore, con un incremento del 1,5% rispetto alle ore autorizzate a luglio 2021. Le autorizzazioni si riferiscono: a 8.105 aziende per la cig ordinaria con 31,4 milioni di ore, a 24.606 aziende per l’assegno ordinario con 89,5 milioni di ore e a 81.410 aziende per la cig in deroga con 59,3 milioni di ore.

Riguardo la cassa integrazione ordinaria, i settori con il maggior numero di ore autorizzate sono le: “industrie tessili e abbigliamento” con 17,0 milioni di ore, “pelli cuoio e calzature” con 5,6 milioni di ore “costruzioni” con 1,8 milioni di ore; seguono i settori “fabbricazione di autoveicoli rimorchi semirimorchi e mezzi di trasporto” e “fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici ed elettrici” con rispettivamente 1,3 e 1,1 milioni di ore.

Questi cinque settori in termini di ore autorizzate assorbono l’85% delle autorizzazioni del mese di agosto.

Per la cassa integrazione in deroga il settore con il maggior numero di ore autorizzate è il “commercio” con 21,1 milioni di ore, seguono “alberghi e ristoranti” con 13,7 milioni, “trasporti magazzinaggio e comunicazioni” con 10,9 milioni di ore. Questi tre settori assorbono il 76,9% delle ore autorizzate ad agosto per le integrazioni salariali in deroga.

Nel mese di agosto 2021 i settori con più ore autorizzate nei fondi di solidarietà sono: “alberghi e ristoranti” con 27,9 milioni di ore, “attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese” con 25,5 milioni di ore, “commercio” con 12,5 milioni di ore. Riguardo le regioni, è la Lombardia che ha avuto, nel mese di agosto 2021, il maggior numero di ore autorizzate di CIG ordinaria con 8,8 milioni di ore, seguita da Emilia-Romagna e Piemonte con rispettivamente 3,1 e 2,8 milioni di ore.

Per quanto concerne la CIG in deroga le regioni per le quali sono state autorizzate il maggior numero di ore sono state: Lombardia con 12,9 milioni di ore, Lazio con 10,1 milioni di ore e Campania con 6,0 milioni di ore. Per i fondi di solidarietà, le autorizzazioni si concentrano in Lombardia (24,4 milioni di ore), Lazio (16,2 milioni), Emilia-Romagna (8,0 milioni), Piemonte (6,6 milioni). «La crisi non è ancora passata e ha colpito in modo trasversale tutti i settori del commercio, turismo e servizi, sia pure in modo asimmetrico all’interno di determinati comparti» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini commentando il report Inps.

«Occorre a maggior ragione intensificare le attenzioni da parte della Fisascat Cisl a tutti i livelli affinchè si possa uscire da questa emergenza ed evitare ulteriori sacrifici ad imprese e lavoratori del terziario di mercato» ha aggiunto sottolineando che «il dato molto critico e preoccupante in ordine all’utilizzo degli ammortizzatori sociali in deroga nei settori che costituiscono il presidio storico della Fisascat Cisl induce anche a chiedere al Governo di approntare degli istituti specifici per fare fronte, con il venir meno del blocco dei licenziamenti, a una fase di ristrutturazione intersettoriale che si potrebbe rivelare molto pesante».

«In particolare, nei settori della distribuzione commerciale così come nei servizi, – ha evidenziato Guarini – più che ragionare di meri strumenti passivi occorrerebbe dare vita ad una nuova generazione del contratto di espansione per agevolare la fuoriuscita, tramite degli scivoli pensionistici, dei lavoratori più maturi, e per facilitare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, naturalmente rivedendo in maniera significativa il costo gravante sul datore di lavoro di questa misura».

«Nei nostri comparti, se si agevolasse la possibilità di accedere ad una nuova tipologia di contratto di espansione – ha concluso – siamo certi che le ristrutturazioni aziendali che si preannunciano all’orizzonte potrebbero essere gestite nell’interesse di lavoratori e imprese neutralizzando gli effetti sociali negativi che derivano dalle riorganizzazioni».

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